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Palermo, travolta da un’auto in Via Messina Marine, è morta in ospedale

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Non ce l’ha fatta Rosalia Militello, la  donna di 63 anni investita nei giorni scorsi a Palermo mentre  attraversava la strada. L’impatto violentissimo è avvenuto in via  Messina Marine nella notte tra giovedì e venerdì. A travolgerla  all’altezza di via Laudicina è stata un’auto guidata da un uomo di 64  anni. Immediatamente soccorsa, è stata trasportata dal personale del  118 all’ospedale Civico, dove le sue condizioni sono apparse subito  disperate. Oggi la morte.        (Loc/AdnKronos)

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10/Morti sospette. Uno strano incidente d’auto e un improbabile suicidio di due ufficiali dei servizi nella Gdf

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Nel luglio del 1978 muore in uno strano incidente d’auto il colonnello della Guardia di finanza Salvatore Florio e il 5 giugno del 1981 si suicida il tenente colonnello, anche lui della Guardia di Finanza, Luciano Rossi. Entrambi ufficiali della Guardia di finanza, entrambi avevano fatto parte del servizio segreto delle Fiamme gialle, entrambi morirono in circostanze mai chiarite a fondo. Vi è tuttavia un filo che lega le due morti e questo filo è costituito dalla loggia P2 e da Licio Gelli.

Come si è detto il colonnello Luigi Florio morì nel 1978 in un incidente stradale lungo l’autostrada del Sole, nei pressi del casello dell’autostrada, a Carpi, e sin dall’inizio emersero dubbi sulla ricostruzione della dinamica dell’incidente, dubbi che indussero il sostituto procuratore milanese Dell’Osso, che indagava su Licio Gelli, a richiedere alla Guardia di Finanza copia delle risultanze della inchiesta amministrativa.

La vettura, condotta da un autista, dopo una serie di sbandate, si schiantò contro il guardrail, cosa che apparve ancora più strana dato che sulla vettura non furono riscontrati guasti meccanici né lo scoppio dei pneumatici. Chi assistette riferì che l’autovettura si era avvicinata normalmente alla barriera e che nel ripartire aveva scartato due volte di lato andando ad impattare con il guardrail e quindi con un camion che si trovava fermo. Le condizioni metereologiche erano ottime, il conducente riposato, il traffico normale. Gli accertamenti vennero svolti dalla polizia stradale ma non si cercò di capire, anche da parte della stessa Guardia di Finanza, se potesse essersi trattato di un sabotaggio. L’inchiesta venne chiusa e l’incidente si affermò essersi verificato per “cause non accertate”. Dizione quanto mai generica e che poteva stare bene a molti.

Allora furono prospettate le ipotesi di un suicidio o addirittura di “un’esecuzione” mascherata con una messa in scena. La moglie Miriam Florio, sin dall’inizio, si disse non convinta che si fosse trattato di un fatto accidentale. Secondo quanto riferito ai magistrati e riportato in un memoriale, il tenente colonnello Rossi (come si è detto il secondo morto della P2) aveva avanzato dei dubbi sull’incidente d’auto in cui era deceduto il generale Florio non facendo nessun accenno a eventuali momenti di sconforto o gesti disperati ai quali ricondurre una volontà suicida del Florio. Come già accaduto in occasione della morte, per incidente o per suicidio, di altri appartenenti all’esercito, ai carabinieri o ai servizi segreti, alla famiglia non venne restituita la borsa contenente dei documenti che Florio aveva con sé al momento dell’incidente. Dalla sua cassaforte inoltre sparirono alcuni dossier con la dicitura “riservatissimo”, uno dei quali intestato al generale Giudice.

Salvatore Florio fin dal 1973,come testimoniato dal tenente colonnello Rossi poco prima del “suicidio”, era stato incaricato dai servizi segreti della Guardia di Finanza di indagare sulla Loggia P2 e sulle attività di Gelli e a seguito di tale indagine aveva raccolto un’ampia documentazione. Florio inoltre era entrato in possesso di un dossier sui rapporti tra l’ambiente dei petrolieri e gli alti vertici delle Fiamme gialle, risultati iscritti alla P2. Allorquando nell’agosto del 1974 il generale Raffaele Giudice , iscitto all P2, assunse il comando della Guardia di Finanza, grazie ad Andreotti, allora ministro della Difesa e all’intervento di Gelli presso il ministro delle finanze Tanassi, mostrò una evidente ostilità nei confronti del Florio che, subito dopo avere assunto il comando, provvide a trasferire avviando nei di lui confronti una vera e propria campagna diffamatoria anche mediante lettere anonime inviate ai suoi superiori. Anche la moglie di Florio, testimoniò in Tribunale sulle persecuzioni subite dal marito da parte della P2. Il Florio era entrato in contrasto con il generale Giudice e con il colonnello Donato Lo Prete allorquando, alcuni mesi prima dell’incidente stradale, aveva rifiutato l’iscrizione alla loggia P2 prospettatagli dai due alti ufficiali. Lo Prete, capo di stato maggiore della Guardia di Finanza, amico di Aldo Moro e del segretario di questi Sereno Freato, responsabile altresì dei servizi informativi delle Fiamme gialle, rimase coinvolto nello scandalo dei petroli. Raggiuto da sette mandati di cattura per contrabbando, corruzione, collusioni, associazione per delinquere, nella primavera dell’83 venne arrestato in Spagna ed estradato in Italia, dove così come Giudice e gli altri imputati, tra cui Sereno Freato, venne condannato. Nel processo fu coinvolta anche la moglie di Moro, che dopo l’uccisione di questi, fu convocata per rendere testimonianza sui traffici illeciti del segretario del marito e per fornire chiarimenti in merito a un conto segreto in Svizzera risultato a lei intestato.

Sia Giudice che Lo Prete risulteranno iscritti alla P2 (il primo con tessera n. 1634, il secondo con tessera n.1600) . Nel 1977, sempre su disposizione del generale Giudice, Florio andò a dirigere la scuola sottufficiali di Ostia. Scrive Massimo Teodori : “Nel luglio “78” riceve una ispezione del generale Giudice e fra i due ufficiali vi è un duro scontro di fronte a testimoni.” ( Massimo Teodori “P2 : la controstoria”)

Qualche giorno dopo Florio morirà nell’incidente stradale di cui trattasi. Il Generale Giudice, come si è detto, così’ come Lo Prete, risultò coinvolto nello scandalo dei petroli che consistette in un colossale contrabbando di oli minerali che consentì l’evasione di circa 300 miliardi di imposte di fabbricazione mai pagate al fisco, frode che potè realizzarsi grazie alla complicità tra petrolieri, pubblici ufficiali e militari corrotti. Giudice, ritenuto dai magistrati uno dei personaggi chiave dello scandalo, il 30 aprile del 1987, venne condannato dal Tribunale di Torino alla pena di quattro anni e due mesi per collusione e falso. Il rapporto dal quale emergevano le responsabilità del generale Giudice e le di lui collusioni con i petrolieri, il famoso “Mi.Fo.Biali”, venne redatto dai servizi segreti. Tale rapporto, dopo essere scomparso, riapparve in mano al giornalista Mino Pecorelli che ne aveva iniziato la pubblicazione quando venne ucciso da un killer rimasto conosciuto. Se quel rapporto, di cui sia Florio che Rossi erano a conoscenza, fosse stato trasmesso subito alla magistratura, lo scandalo dei petroli sarebbe venuto a galla almeno dieci anni prima. Non è da escludere che nella minaccia di Pecorelli di pubblicare il dossier, possa essere ravvisato il movente del suo assassinio. Probabilmente era questo il rapporto di cui il generale Florio era venuto in possesso e che spiega l’ostilità del generale Giudice e della P2 nei di lui confronti.

Il 5 giugno del 1981 si suicidava il tenente colonnello Luigi Rossi. Questi si uccideva alle 8,30 nel suo ufficio nella caserma di via Cadorna dove ha sede il Nucleo di PG della Guardia di Finanza. Il Rossi si suicidava con la Beretta calibro 9 d’ordinanza dopo esseri recato nel bagno attiguo al suo ufficio. Prima di esplodersi il colpo d’arma da fuoco si era acceso una sigaretta. Moriva all’istante con la sigaretta ancora tra le labbra. Tra le carte dell’ufficiale veniva trovata una lettera indirizzata alla moglie di contenuto “squisitamente sentimentale” e nella quale pare non si facesse alcun riferimento ai motivi del gesto. Senza figli, la coppia aveva adottato un bambino. Un ufficiale della Finanza, suo collega ed amico dichiarava : “Luciano con l’adozione del piccolo era un uomo felice, un padre risolto. Era un uomo chiaro e pulito, sono rimasto sconvolto da questa morte. Non riesco a spiegarmela in alcun modo”.

Qualche giorno prima Rossi era stato interrogato dal sostituto Dell’Osso nell’ambito della indagine relativa ai documenti venuti in possesso di Mino Pecorelli che riguardavano i rapporti tra il generale Giudice e i petrolieri. Questi documenti segretissimi erano usciti dall’ufficio che Rossi occupava nel 1977 e che prima di lui era occupato dal colonnello Florio. I documenti sarebbero quindi usciti dall’Ufficio di Florio e di Rossi, l’ufficio “I” presso il comando generale della Guardia di Finanza a Roma –Servizi segreti-, documenti che erano finiti prima nelle mani di Pecorelli e successivamente trovati in possesso di Licio Gelli.

Nell’arco di tempo intercorrente tra la sua testimonianza resa alla Procura di Milano, avvenuta il 27 maggio e la morte, avvenuta il 5 giugno, Luciano Rossi aveva, ad integrazione delle dichiarazioni rese ai magistrati, redatto un memoriale, costituito da cinque pagine scritte a mano, indirizzato agli inquirenti che, sebbene non datato, questi ritennero fosse stato scritto quarantotto ore prima che l’ufficiale si togliesse la vita. In questo memoriale sembra che il Rossi abbia ipotizzato che la morte del colonnello Florio, a differenza di quella che era stata la versione ufficiale, fosse da attribuire non ad un incidente ma ad un omicidio evidenziando in proposito degli elementi che facevano propendere per questa ipotesi. Ed infatti fu proprio a seguito della lettura del memoriale che il sostituto procuratore Dell’Osso, che indagava sul “procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato”, richiese alla Guardia di Finanza la trasmissione di copia della inchiesta amministrativa ; il che significa che non dovette ritenere del tutto infondati i sospetti del Florio avendo ritenuto che meritassero degli approfondimenti investigativi.

Ma la figura del generale Giudice è presente in relazione alle vicende sia di Florio che di Rossi. Sempre dal memoriale di quest’ultimo risulta che circa quindici giorni prima di morire, il generale Florio aveva avuto un incontro riservato con l’allora generale Giudice, incontro al quale era presente un altro ufficiale interrogato a fine maggio dai giudici milanesi. Nel memoriale poi Rossi si era dichiarato disponibile a fornire ai magistrati ulteriori spiegazioni e nessun segno di sconforto o il riferimento a gesti disperati traspariva da detto documento ; il che appare assolutamente incompatibile con la decisione, presa pochi giorni dopo, di togliersi la vita. Il Giudice Dell’Osso, che come si è detto, circa 10 giorni prima della morte, aveva interrogato il Rossi sulla fuga di documenti riguardanti l’affare ENI-Petromin ( la tangente di dieci miliardi per le forniture di petrolio dall’Arabia saudita) ebbe a dichiarare : “Il suo interrogatorio era stato, particolareggiato e delicato, ma si era svolto serenamente. Nulla poteva fare presagire il gesto disperato” Ulteriore elemento questo che rende ancora più incomprensibile l’ipotesi del suicidio considerato che era evidente la volontà del Rossi di collaborare con la magistratura come dimostrato dal fatto che aveva, come si è detto, redatto un memoriale ad integrazione di quanto dichiarato al Sostituto Dell’Osso in un interrogatorio particolarmente delicato e che a dire del magistrato si era svolto serenamente.

D’altra parte gli stessi inquirenti dovettero nutrire qualche dubbio sulla morte del tenente colonnello Rossi se uno dei magistrati della Procura intervenuto nella immediatezza nell’ufficio di Rossi ebbe a commentare : “Magari è proprio un suicidio” e se il magistrato milanese interrogò il Rossi anche sulle circostanze della morte del colonnello Florio, dato che tra le carte sequestrate nella villa di Gelli ,furono rinvenuti dei documenti che convinsero la Procura a riaprire l’inchiesta archiviata anni prima, inchiesta alla quale, come dichiarato dagli stessi giudici, Rossi aveva collaborato fattivamente rivelando alcuni retroscena. . Un elemento poi che accomunava il Florio e il Rossi era dato dal fatto che entrambi erano in contrasto con il generale Giudice ed entrambi erano stati allontanati, per ritrovarsi nello stesso ufficio, l’ufficio “I” presso il Comando generale di Roma, ufficio che influiva negativamente sulla possibilità di essere promossi al grado superiore.

(Prima parte, continua)

 

 

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Misilmeri, Fiat Punto contro Mitsubishi, muore un giovane dopo trasporto ospedale

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Un giovane di 23 anni, Luca Cerniglio, e’ morto a causa di un incidente stradale avvenuto stamattina a Misilmeri, in provincia di Palermo. Il giovane e’ deceduto nel primo pomeriggio all’ospedale Civico di Palermo. Era stato trasportato in ospedale dal personale del 118 e ricoverato nel reparto di Rianimazione. Cerniglio era alla guida di una Fiat Punto Van che si e’ scontrata, per cause in via di accertamento, con una Mitsubishi Pajero in via Crispino Vicari, a Misilmeri. (ITALPRESS).

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Tre vetture coinvolte in incidente su Palermo Sciacca, altezza Pagliarelli, Due feriti

“Britney Spears è morta”, ma la notizia è una bufala 

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“Britney Spears è morta in un incidente. Vi diremo di più presto”. Il tweet è comparso sull’account ufficiale della Sony. In una giornata già assai triste per la musica, a causa dell’improvvisa morte di George Michael, in un anno nero per il pop (con il decesso tra gli altri di David Bowie e Prince), arriva anche questa notizia. Ma fortunatamente almeno in questo caso non è vero. L’account della Sony, si legge sull”Indipendent’, sembra infatti essere stato hackerato e i due post sono infatti stati eliminati. E un portavoce della Spears ha infatti confermato che è ancora viva.  A essere hackerato è stato anche il profilo di Bob Dylan sul quale appariva un altro post: “Rest in peace”. Anche in questo caso dietro i finti tweet c’è il gruppo OurMine, che nel corso dell’ultimo anno ha preso di mira anche l’account Twitter della Marvel, di Netflix Usa e Mark Zuckerberg.

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3 giorni di agonia, muore 17enne, vittima incidente in Via Villagrazia. Consenso espianto organi

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E’ morto, all’ospedale Civico di  Palermo, dopo tre giorni di agonia, Silvio Signorelli, il 17enne  rimasto gravemente ferito nell’incidente stradale avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, in via Villagrazia, nei pressi della  Circonvallazione. Signorelli, che si trovava a bordo del suo scooter,  si è scontrato con una macchina. L’impatto è stato fatale. Nella notte è morto dopo quasi tre giorni di agonia. I genitori, come si apprende  da fonti ospedaliere, dopo l’accertamento delle morte cerebrale del  ragazzo, hanno dato il consenso per l’espianto degli organi.        (Ter/AdnKronos)

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Scontro fra auto e bicicletta in via Salemi a Palermo, il ciclista ha perso la vita

Chi è Fabio, il 30enne accecato dal dolore che ha vendicato la moglie  

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(di Federica Mochi)  A guardare l’ultima immagine caricata sul proprio profilo Facebook, non è difficile immaginare quanto immenso possa essere stato il dolore con il quale ha vissuto in tutti questi mesi, Fabio Di Lello, l’uomo che ieri ha freddato con alcuni colpi di pistola Italo D’Elisa, che il primo luglio scorso, a Vasto, aveva investito sua moglie Roberta Smargiassi, uccidendola. Quella foto della moglie che sorride spensierata sotto una cascata di riccioli bruni, dal 5 novembre scorso campeggia sulla bacheca di Di Lello, accompagnata dalla scritta ‘Giustizia per Roberta’. Una giustizia che l’uomo, 32 anni, ieri ha voluto farsi da solo, sparando a quel giovane che gli aveva portato via la sua compagna di vita. Dopo l’omicidio, Di Lello si è recato al cimitero, dove vicino alla tomba della donna, avvolta in una busta di plastica, ha lasciato la pistola utilizzata fare fuoco. Poi, senza perdere lucidità, si è recato in caserma per costituirsi. Prima di consegnarsi ai carabinieri ha telefonato a un amico comunicandogli di aver compiuto il gesto perché considerava D’Elisa l’assassino di Roberta. L’incidente della moglie, che era stata travolta da un’auto, aveva aperto un solco incolmabile nell’uomo, che al lavoro affiancava da anni una passione sconfinata per il pallone, tanto da vantare, tra i suoi amici, il titolo di bomber. Scorrendo le foto su Facebook è facile intuire quale fossero gli interessi che lo animavano: oltre alle partite con gli amici, dai suoi scatti trapela l’amore incondizionato per il nipotino e quello per viaggi. E poi gli abbracci, i lanci con il paracadute e la birra con gli amici di sempre fanno da cornice a un mondo comune a tanti giovani della sua età. Un mondo del quale Di Lello non fa più parte dal quel primo luglio maledetto, quando la tragedia che l’ha travolto ha cambiato per sempre il corso della sua vita. Una sola tremenda notte e Roberta non c’era più. Una vita cancellata, un’altra che bramava affinché venisse fatta giustizia. In seguito alla morte della moglie, sempre su Facebook, l’uomo aveva cambiato l’immagine di copertina, caricando una foto tratta dalla pellicola di Ridley Scott ‘Il gladiatore’ nella quale si vede il protagonista, Russell Crowe, di spalle in un campo di grano. La scena è una delle più commoventi e significative del film. Tornato dalla guerra contro i Marcomanni, il generale Massimo Decimo Meridio scopre che sua moglie e suo figlio sono stati massacrati. Crocifissi tra le rovine della propria abitazione, data alle fiamme. Disperato, il protagonista si accascia a terra, prima di meditare la vendetta. La stessa nella quale deve aver creduto Fabio.

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Anas, sull’autostrada Catania-Siracusa traffico bloccato per incidente

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Anas comunica che sull’autostrada  Catania-Siracusa il traffico è provvisoriamente bloccato, per un  incidente che ha coinvolto più veicoli, al km 2,800 nel territorio  comunale di Catania. Il traffico in direzione Siracusa viene deviato  allo svincolo di Passo Martino mentre quello in direzione Catania è  deviato allo svincolo di Lentini. Sul posto sono presenti il personale Anas e le Forze dell’Ordine al fine di ripristinare il prima possibile la normale circolazione.

Anas raccomanda prudenza nella guida e ricorda che l’evoluzione della  situazione del traffico in tempo reale è consultabile sul sito web  www.stradeanas.it oppure su tutti gli smartphone e i tablet, grazie  all’applicazione VAI Anas Plus, disponibile gratuitamente in ”App  store” e in ”Play store”. Inoltre si ricorda che il servizio  clienti Pronto Anas è raggiungibile chiamando il numero verde,  gratuito, 800 841 148.        (Rre/AdnKronos)

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Gelso Bianco, tra Misterbianco e Catania, scontro frontale, un morto ed un ferito

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E’ di un morto e di un ferito il bilancio di un grave incidente stradale avvenuto questa mattina intorno alle sei lungo la strada provinciale 55, nella zona del Gelso Bianco, tra Misterbianco e Catania. A perdere la vita a causa di uno scontro frontale tra due mezzi e’ stato un uomo di cui non sono state fornite le generalita’.

Il conducente di uno dei due mezzi coinvolti e’ rimasto ferito ed e’ stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco impegnati ad estrarre il corpo senza vita dell’uomo incastrato tra le lamiere, i carabinieri e i vigili urbani per ricostruire la dinamica dell’incidente. (ITALPRESS)

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Samuele, Ahmed e il bambino sbranato dai cani, tragedie e una storia d’amore

Scontro mortale tra la Volkswagen Polo e lo scooter Via Pitrè, Palermo

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